Il lavoro in esame, realizzato nell’ambito del concorso “Cittadini del sito Unesco” III edizione (2017/2018) è stato sviluppato da un gruppo di allievi delle classi seconde della Scuola Secondaria di primo grado. L’argomento è stato scelto al fine di valorizzare negli studenti il senso di appartenenza al proprio quartiere e di promuovere il rispetto e la tutela dell’ambiente di appartenenza. Il fiume Sarno, infatti, dopo aver attraversato 39 comuni delle province di Salerno, Avellino e Napoli, termina il suo corso proprio sul litorale oplontino, sfociando tra Castellammare di Stabia e Torre Annunziata, di fronte al noto scoglio di Rovigliano.
Gli studenti hanno avuto l’opportunità di ripercorrere la storia del fiume, un tempo citato da poeti e scrittori e oggi tristemente noto come il fiume più inquinato d’Europa.
Il progetto si è articolato in tre fasi: nella prima fase i ragazzi si sono cimentati con un ampio repertorio di fonti iconografiche e letterarie, attraverso le quali hanno ricostruito la storia del fiume nel corso dei secoli e analizzato il ricco corredo di leggende fiorito sin dall’epoca dei primi insediamenti nella valle del fiume.
Il Sarno, nell’antichità, al pari di altri celebri fiumi, favorì lo sviluppo della civiltà umana per cui fu adorato come un dio. Le fonti iconografiche più note tra quelle pervenute raffigurano il fiume come un vecchio seminudo con la barba, disteso su un fianco nell’atto di reggere un vaso da cui sgorga acqua e circondato da piante fluviali come canne e papiri.
Questa raffigurazione si ritrova in un affresco pompeiano della Casa dei Triclini e sul Fonte Helvius, un’antica vasca in marmo di epoca romana nel comune di Sant’Egidio del Monte Albino (SA), sui cui lati il dio Sarno assume due immagini allegoriche, quella di un giovane e quella di un vecchio con evidente allusione alla sorgente e alla foce.
Altra testimonianza significativa è una maschera conservata al Museo Archeologico Provinciale dell’Agro Nocerino (Nocera Inferiore – SA) che raffigura il Sarno come un toro dal volto umano; la maschera, mancante di tutta la parte sottostante il naso, mostra sulla fronte due fori, presumibilmente per l’inserzione di corna. Le divinità fluviali erano, frequentemente, nell’antichità raffigurate in forma di tori alla luce della violenza e dell’impetuosità delle acque del fiume.
Diverse anche le testimonianze letterarie relative al fiume Sarno, da Virgilio che lo cita nel VII libro dell’Eneide, al geografo greco Strabone che, in età augustea, parla del Sarno come di un fiume navigabile che consente l’arrivo e la partenza di merci. E ancora Seneca e Stazio sottolineano gli ozi degli abitanti lungo le sponde del fiume e l’amenità della valle del Sarno. Svetonio, nel II secolo d.C., tramanda la leggenda del giovane Epidio Nuncionius, precipitato nel fiume Sarno e ricomparso in forma di divinità con le corna: mito eziologico per spiegare l’iconografia dei fiumi. Testimonianze di epoca medievale attestano la presenza, lungo il corso del fiume, di numerosi mulini e all’inizio del Cinquecento il poeta Jacopo Sannazaro ci lascia di questo fiume una delle più belle descrizioni ascrivibile a un corso d’acqua.
Alla fine del 1500, il Conte di Sarno, Muzio Tuttavilla, fece costruire il Canale Conte di Sarno, un corso d’acqua artificiale diramato dalla sorgente del fiume Sarno per alimentare i propri mulini a Torre Annunziata.
Alla fine del Settecento, lo scrittore viaggiatore Henry Swinburne definiva le acque del Sarno limpide e abbondanti di anguille e gamberi.
La bellezza del fiume attraverso dipinti…
e cartoline d’epoca…
Nella seconda fase del progetto gli studenti hanno analizzato il dramma dell’inquinamento del fiume e il conseguente dissesto ambientale e idrogeologico.
Il Sarno nasce alla quota di circa 30 metri sul livello del mare dalle pendici del monte Saro, facente parte del gruppo montuoso del Sant’Angelo-Pizzo d’Alvano che a sua volta costituisce la propaggine occidentale dei Monti Picentini, una catena montuosa a cavallo delle province di Avellino e Salerno. Il tratto iniziale del fiume era un tempo alimentato da diverse sorgenti, attualmente sono tre le sorgenti principali: Rio Foce, Rio Palazzo, Rio Santa Marina che offrono acque ancora limpide e cristalline.
Lo stato attuale del fiume è il risultato di anni di scarichi illeciti delle industrie del settore conciario, nel polo solofrano in provincia di Avellino e di quello conserviero di trasformazione del pomodoro.
Ad aggravare la situazione l’incuria generalizzata dei cittadini che riversano i propri rifiuti sulle sponde del fiume e lo stato di inadeguatezza dei sistemi fognari.
Tutto ciò ha creato una situazione ambientale di estrema precarietà e sebbene dal 1973 sia iniziato un progetto speciale di risanamento dell’intero Golfo di Napoli e nel 2003 sia stato istituito il Parco regionale del bacino idrografico del fiume Sarno con lo scopo di valorizzare il percorso fluviale e il patrimonio storico, culturale, ambientale e archeologico del territorio, ad oggi non si è ancora giunti ad una conclusione. Il degrado del fiume Sarno è l’esempio della scarsa applicazione delle norme riguardanti la tutela ambientale. Già uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità del 2002/2003 riportava una contaminazione di batteri fecali di circa 2 milioni di volte superiore al limite per gli scarichi dei depuratori e la presenza di salmonella e vibrione del colera.
Il fiume non nasce inquinato, ma subisce le aggressioni delle carenze del sistema fognario-depurativo, dell’agricoltura che usa fertilizzanti chimici e fitofarmaci, dell’industria che non tratta adeguatamente i propri scarichi idrici. Una recente relazione dell’ARPAC sul monitoraggio delle acque superficiali del fiume Sarno conferma il profondo grado di sofferenza del fiume e il persistere di inquinamento da cromo.
Il primo passo per rimpossessarsi del patrimonio idrico del fiume Sarno e rivivere le descrizioni degli antichi in cui le acque sorgive risultavano ricche di trote e anguille, è procedere alla sua bonifica e disinquinamento e far partire finalmente la rete di depuratori nei vari distretti, permettendo il riequilibrio dell’ecosistema.
L’azione di recupero del fiume Sarno consentirebbe la valorizzazione di beni culturali, archeologici e naturali presenti in maniera massiccia lungo tutta la valle con uno sviluppo positivo dell’economia e, di riflesso, dell’occupazione.
Una lunga rete di associazioni promuove oggi la riqualifica del fiume Sarno e si batte per la difesa e la tutela del territorio dei diversi comuni coinvolti dall’inquinamento del fiume.
Nell’ultima fase del progetto gli studenti hanno intervistato alcuni abitanti del quartiere Rovigliano di Torre Annunziata, raccogliendo da un lato le testimonianze di un passato in cui il fiume era ancora un luogo ameno in cui andare a pescare e registrando dall’altro i disagi e le difficoltà quotidiane di quanti oggi vivono lungo il fiume.
Questa esperienza ha fatto riflettere tanto i nostri studenti, ma non ha tolto loro la speranza e il desiderio di immaginare un futuro diverso, un futuro in cui il fiume torni ad essere un dio benefico e generoso per il nostro splendido territorio.