Signor Presidente,
ci pregiamo di scriverLe la presente lettera, a nome dei 4 istituti superiori che frequentiamo e delle 50 Istituzioni Scolastiche che hanno aderito all’iniziativa, nella consapevolezza di trovare condivisione tra i cittadini, le associazioni, le strutture di rappresentanza organizzate e le parrocchie del territorio vesuviano, per esprimerLe il nostro forte desiderio di impegnarci a difesa dell’ambiente e dare, nel nostro piccolo, un seguito alla grande mobilitazione realizzata in tutto il mondo grazie alla “provocazione” di Greta Thunberg.
L’eroina svedese con il suo atteggiamento e il suo temperamento ci ha ricordato uno dei testi più intensi di Pierangelo Bertoli, che non smise mai di far sentire la sua voce sulle tematiche ambientali, elevando il suo grido di indignazione contro il “freddo interesse alla vita”:
E l’acqua si riempie di schiuma, il cielo di fumi
La chimica lebbra distrugge la vita nei fiumi
Uccelli che volano a stento, malati di morte
Il freddo interesse alla vita ha sbarrato le porte
Un’isola intera ha trovato nel mare una tomba
Il falso progresso ha voluto provare una bomba
Una pioggia che toglie la sete alla terra, che è viva
Invece le porta la morte, perché è radioattiva
(P. Bertoli, da “Eppure soffia”)
Il nostro sogno è quello di ridare “la vita alla Vita che vita dà”, perché vogliamo far rinascere il nostro fiume, il Sarno che è stato letteralmente ucciso dal degrado, dall’incuria, dall’inquinamento incontrollato, dall’inadeguatezza degli interventi atti a ripristinare questo bene comune.
Come è possibile che un corso d’acqua, sinonimo di vita e di prosperità (si pensi solo al fatto che le prime civiltà sono sorte lungo le sue rive), sia diventato invece una sorgente di morte? Quasi tutte le forme di vita che lo abitavano si sono estinte; si ritiene che alcune specie, come le rane, abbiano subito mutazioni genetiche; ma soprattutto negli ultimi anni si è assistito a un aumento, tra gli abitanti del bacino idrografico, di diverse malattie, da quelle cardio-respiratorie a quelle tumorali. È inaccettabile che la mortalità per cancro in questa regione raggiunga livelli molto più alti rispetto a quelli della media nazionale.
Un’ampia gamma di sostanze tossiche – cadmio, piombo, rame, nichel, vanadio, arsenico, zinco, manganese, ferro, pesticidi, rifiuti organici e addirittura cocaina – ha invaso il Sarno, corrompendone la “mitica” purezza, inquinandone le acque al punto tale che nessuna attività umana è più possibile lungo il suo corso, ammorbando l’aria che ne assorbe la putredine, e costringendo gli abitanti del luogo a bere “l’aura molesta” (G. Parini, da “La salubrità dell’aria”), e ha trasformato una zona floridissima, un territorio di oltre 500 km2, con una popolazione di circa 1.200.000 abitanti, nel “pentagono della morte”.